Una società canadese ha rivelato di aver prodotto un vaccino per il COVID-19 a soli 20 giorni di distanza dall’aver ricevuto la sequenza genetica del coronavirus, utilizzando una tecnologia unica che presto sperano di presentare per l’approvazione alla Food and Drugs Administration.
Brice Clark, CEO di Medicago, ha spiegato che la società sarebbe in grado di produrre fino a 10 milioni di dosi al mese. Se saranno superati i vari step previsti dalle normative il vaccino potrebbe essere disponibile fin da novembre. Anche un laboratorio di ricerca israeliano ha affermato di aver realizzato un apposito vaccino ma secondo Clark quello di Medicago è più affidabile grazie ad una tecnica di ricerca che si è rivelata efficace anche nei vaccini contro l’influenza stagionale. “Ci sono anche altri che sostengono di aver trovato il vaccino ma si tratta di tecnologie diverse. Alcuni sono vaccini basati sull’RNA o sul DNA che non sono ancora stati validati per qualsiasi tipo di utilizzo, figuriamoci per il Coronavirus”.
Come ha fatto la squadra di Clark a crearne uno così in fretta? Sono state utilizzate piante e non uova di galline, con l’utilizzo del bioreattore destinato alla coltivazione delle proteine per il vaccino. La produzione tradizionale di vaccini richiede una grande quantità di uova: secondo Clark, il loro uso è costoso, richiede molto tempo ed è tutt’altro che perfetto. Le mutazioni possono produrre vaccini che non corrispondono al virus che mirano a sconfiggere. Medicago utilizza invece un approccio relativamente legato alle piante, con molti progressi registrati nell’ultimo decennio. Prevede l’inserimento nell’agrobatterio (batterio del suolo) di una sequenza genetica che viene assorbita dalle piante che iniziano a produrre la proteina che può poi essere utilizzata come vaccino. Se il virus dovesse mutare, come nel caso del COVID-19, con un semplice aggiornamento della produzione avremo pronto un nuovo vaccino. “Questa è la differenza tra noi e i metodi che utilizzano le uova – ha aggiunto Clark – andiamo direttamente alla produzione del vaccino o dell’anticorpo senza dover propagare il virus“.
A livello genetico, l’utilizzo di piante e agrobatteri funziona più velocemente delle uova e rende il vaccino molto più facile da produrre su larga scala, il che, in parte, è il motivo per cui l’esercito degli Stati Uniti ha investito nell’azienda. Nel 2010, la Defense Advanced Research Projects Agency ha messo insieme un programma da 100 milioni di dollari soprannominato Blue Angel per esaminare nuove scoperte nella produzione di vaccini. Una grossa fetta di quel denaro è andata proprio a Medicago per costruire una struttura nella Carolina del Nord, in cui ha dimostrato di essere in grado di realizzare un vaccino in soli 20 giorni e di saperne poi aumentare rapidamente la produzione. Clark si è dichiarato sicurissimo: appena avranno le autorizzazioni saranno in grado di produrre 10 milioni di dosi di vaccino al mese. Gli unici ostacoli sono adesso rappresentati dalle autorità regolamentari. Il metodo di produzione della società non è stato ancora approvato dalla FDA e servirà superare il vaglio di alcuni studi clinici prima di passare alla produzione.
“C’è molto spazio per la negoziazione con le autorità di regolamentazione – ha aggiunto Clark – Non gli metterò le parole in bocca, dirò che la nostra intenzione è quella di passare alla fase III entro novembre permettendo al vaccino di essere reso disponibile al pubblico”.
La conferma è arrivata da Anthony Fauci, direttore del National Institute of Allergy and Infectious Disease presso il National Institutes of Health. In un intervento alla U.S. House Oversight and Reform Committee ha spiegato che la sperimentazione per un vaccino, senza specificarne il produttore, sarebbe possibile entro poche settimane aggiungendo che per una somministrazione al grande pubblico la tempistica oscilla tra i 12 e i 18 mesi.